Un disappunto cristiano

di Sandro Marano

 

Vorrei, in punta di piedi e col dovuto rispetto, segnalare quella che, a mio avviso, è stata un’enormità nel recente discorso che papa Francesco ha tenuto durante il suo viaggio in Indonesia.

Partendo dalla giusta considerazione che oggi «una parte considerevole dell’umanità viene lasciata ai margini, senza i mezzi per un’esistenza dignitosa e senza difesa per far fronte a gravi e crescenti squilibri sociali», Bergoglio ha aggiunto che non bisogna limitare le nascite e che, al contrario delle famiglie che «forse preferiscono avere un gatto o un cagnolino invece di un figlio», «Voi invece in Indonesia avete famiglie di quattro o cinque figli, e questo va bene, andate avanti così».

Ora a prescindere dal fatto che non è precisamente nel segno della carità cristiana biasimare chi non mette al mondo figli, per scelta o per impossibilità, ci saremmo aspettati da un Pontefice non l’invito a procreare a più non posso, per giunta in una nazione ad alto tasso di natalità come l’Indonesia, ma se mai l’elogio della castità secondo l’insegnamento tradizionale della Chiesa, come ad esempio sostenuto da San Paolo nella Prima lettera ai Corinzi, al capitolo 7.

Una delle cause principali della tragedia ecologica, oltre lo stile di vita e la crescita economica perseguiti pervicacemente dalla civiltà industriale, è proprio l’eccesso spaventoso di popolazione umana, come pacificamente hanno ritenuto e dimostrato i più autorevoli scienziati e filosofi dell’ecologia, da Aldous  Huxley a Konrad Lorenz, da  Arne Naess a Gary Snyder, ecc. (l’elenco è lunghissimo), nonché lo studio sistemico del Club di Roma del 1972 I limiti dello sviluppo.  

Nella storia dell’umanità una crescita demografica esponenziale come quella degli ultimi due secoli non è mai accaduta. Del resto ci vuole poco a capire che più popolazione = più consumo di suolo = più consumo di risorse = più inquinamento = più perdita di biodiversità, e tutto questo in uno spazio limitato com’è la nostra Terra, con buona pace delle generazioni future.

Che sia ineludibile un contenimento globale delle nascite lo affermava perfino un documento pubblicato dalla Pontificia Accademia delle scienze nel giugno 1994, purtroppo disatteso dai vari pontefici che si sono succeduti sul soglio di Pietro.

Riassume Guido Dalla Casa: «Un Primate di 70 Kg, che vorrebbe anche mangiare carne, non ci sta su questo Pianeta in numero di 8 miliardi. C’è un’aquila ogni mille marmotte… un leone ogni mille gazzelle. Quanti eravamo prima di cominciare ad estrarre e bruciare combustibili fossili? Un miliardo. Forse si può arrivare a 3-4 miliardi, ma non di più. Ora ci troviamo in un transitorio, in cui siamo costretti a “divorare la Terra». E con riferimento al problema dei poveri e della distribuzione delle risorse che tanto sta a cuore a papa Francesco, Dalla Casa osserva: «È vero che100 americani non sono come 100 indiani o africani, ma il Rapporto al Club di Roma “I limiti dello sviluppo” citato teneva già conto della media ponderale mondiale delle attività e dei consumi. In ogni caso, siamo comunque in troppi perché provochiamo un grave squilibrio nel Complesso (Ecosfera) e togliamo lo spazio vitale agli altri esseri senzienti: questo fatto ha una grandissima importanza, anche morale». (Dove va la decrescita?, in rassegna stampa Arianna editrice, 01/09/2024)

L’affermazione papale contrasta peraltro con gran parte della sua Enciclica Laudato sii, che pure tante speranze aveva acceso negli uomini di buona volontà e che contiene importanti aperture all’ecologia profonda.

Continuare su questa strada, crescita economica e crescita demografica, anzi incoraggiare l’una o l’altra o entrambe significa segare il ramo su cui l’umanità tutta è oggi seduta.

 

 

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