Poesia di Louise Glück

scelta da Barbara Gortan

 

Cose favolose, le stelle.

Quando ero bambina, soffrivo di insonnia.

Le notti d’estate, i miei genitori mi lasciavano stare accanto

al lago;

portavo il cane per compagnia.

Ho detto “soffrivo”? Quello era il modo dei miei genitori

di spiegare

gusti che a loro sembravano

inspiegabili: meglio “soffriva” che “preferiva vivere col cane”.

Buio. Silenzio che annullava la mortalità.

Le barche legate che si alzavano e abbassavano.

Quando la luna era piena, a volte potevo leggere i nomi di

ragazze

dipinti sul fianco delle barche:

Ruth Ann, Sweet Izzy, Peggy My Darling –

Non andavano da nessuna parte, quelle ragazze.

Non c’era nulla da imparare da loro.

Stendevo la giacchetta sulla sabbia umida, il cane si accoccolava accanto a me.

I miei genitori non potevano vedere la vita nella mia testa; quando la scrivevo, correggevano l’ortografia.

Suoni del lago. Distensivo, disumano il suono dell’acqua che lambiva il molo, il cane che rimestava da qualche parte nell’erba –

 

(In Averno, Libreria Dante & Descartes Editorial Parténope, 2019)

 

(In copertina: foto di Daido Moriyama [particolare])

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