La Poesia nella Vita, la Vita nella Poesia

di Maria Pia Latorre

 

Questa vita appare ogni giorno più debole e folle, talvolta sembra nascondersi all’ombra di sé stessa. Cercarne il senso e ricostruirne il valore dovrebbe vederci tutti quanti impegnati. Tutti. Nessuno escluso. Perché tutti siamo chiamati a dare una nuova speranza al domani. La verità va costruita nel solco della storia, afferma Dewey, là, dunque, sono le radici dei molteplici problemi esistenziali che viviamo individualmente e collettivamente. E se la storia è una guida nella ricerca, il nostro  paziente lavoro, quello quotidiano della fatica della ‘parola cercata’, ci sostiene.

Personalmente vivo la poesia come un’immensa ricchezza creativa che apre ad un dialogo diretto con l’universo. Vivo la poesia come amicizia col mondo.

In essa i ruoli della natura, di chi scrive e di chi legge si scambiano, interagiscono attraverso il superamento di mere categorie concettuali e aprono verso l’immaginario che, tanto è originale e coinvolgente, quanto arricchisce lo scambio tra testo e fruizione del testo.

La poesia è un percorso tutto in salita (verso una vetta, verso l’Olimpo?), liberando i sentimenti dal peso delle parole soverchie: più sali e più avverti la fatica del camminare e la necessità di abbandonare l’inutile.

La poesia è un rifugio aperto sul mondo, e da lì si può osservare, anche non visti, la vita scorrere. Emoziona ed arricchisce l’universo affettivo, consentendoci di vivere da diverse angolazioni situazioni e pensieri, elevando lo spirito al rapporto empatico con la realtà; ma è retta da equilibri estremamente fragili, delicati, che si dispiegano come voli acrobatici.

In questa personale ricerca poetica, costantemente avverto l’esigenza di esprimere contrasti attraverso contrasti, creando crisi da crisi, come un incosciente funambolo. La poesia è pazzia, è dolore, è l’indicibile. La poesia è muta, si arrovella, si autodistrugge e si rigenera. Ci abbandona e poi ci riprende, come amante mai sazio. È purezza e incanto, struggimento e dannazione. Noi apparteniamo alla Poesia.

Nel testo poetico, l’uso “speciale” che si fa della lingua crea tensione continua tra piano del significato e piano del significante, in una combinazione sempre in bilico, nella quale la forma agisce da nord magnetico, attraendo ed assorbendo le migliori energie intrinseche nel testo stesso e polarizzando la concentrazione in una fruizione primariamente estetica e squisitamente d’immagine.

La naturale polisemia che ne scaturisce è il risultato dell’intima fusione tra i diversi elementi che la compongono, tra parole e immagini, suoni e ritmi, significati e  sintassi.  Nei versi le parole saltano, rimbalzano, s’appoggiano, caracollano sopra fili sospesi nell’aria, elastici abbastanza da ridare slancio e impulso al testo, ma così sottili e precari da rischiare di far cadere ad ogni passo.

Così rimane sospesa la poesia… instabile, pronta ad evadere ed eludere regole e schemi.

Nel mio angolo di poesia cerco di attuare una modalità espressiva che gioca sui contrasti, su accostamenti insoliti di parole e immagini che creino nuove immagini e suggestione. Più volte mi sono posta il problema di quanto e se la poesia debba essere anche comunicazione. Ma di questo ne riparleremo prossimamente.

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