Malombra, Gargara, Tarantola e altri esseri fantastici della Puglia di Malusa Kosgran, illustrazioni di Vittoria Facchini, Telos, 2024

di Cosimo Rodia

 

Un’operazione lodevole quello della casa editrice Telos, nel pubblicare libri di racconti con protagonisti fantastici della tradizione orale delle varie regioni italiane.

L’ultimo nato presenta sette racconti pugliesi con personaggi tratti dalla mitologia e dalla oralità, andando da Taranto alla provincia di Lecce, dal Gargano a Trani, da Alberobello alla Grotta della Zinzulusa e a San Nicola di Bari.

Nella logica della fiaba moderna, le storie sono ambientate nei nostri giorni, così nel primo racconto si narra l’esistenza della “Malombra”, uno spirito che abita la casa. Un gruppo di ragazzi organizzano una seduta spiritica per stabilire un contatto con questa presenza evanescente, che veramente si manifesta con aliti di vento e spostamenti di tende. Concluso il racconto seguono pagine di approfondimento che riportano curiosità e la leggenda del castello Svevo di Trani.

Poi, è la volta dello ‘scazzamureddhu’ leccese: in una festa patronale due fanciulle si allontanano dai genitori e una fattucchiera sotto mentite spoglie lavora delle treccine sulle loro piccole teste, difficilmente scioglibili. Così nelle pagine di approfondimento, l’Autrice precisa dove alberga, come si manifesta e quali sono le caratteristiche dell’esserino dispettoso.

Nella foresta umbra del Gargano è ambientata la storia della ninfa Gargara, trasformata nell’albero Millacero; così è pure l’occasione per parlare di altre ninfe che abitano i litorali salentini.

Non manca il racconto sul ‘Papunnu’, l’uomo nero che tutti i bambini temono e che basta minacciare di richiamarlo per rabbonirli. Si giunge alla Grotta della Zinzulusa, per parlare delle Nereidi, ninfe buone che accompagnano e preservano i marinai nella navigazione. Poi, è la volta del racconto di una ragazza che viene punta da un ragno, il cui ballo frenetico è il giusto antidoto per debellare il veleno iniettato dalla taranta. Per arrivare, infine, al racconto su San Nicola di Bari, avvezzo a fare doni, da essere considerato il Babbo Natale ante litteram.

È un libro identitario, giocoso, ricco di riferimenti a miti, leggende, racconti popolari, aneddoti che costituiscono un portato di civiltà, che ha formato intere generazioni, i cui tratti risiedono nei cromosomi di un popolo, ne rappresentano, insomma, dei segni distintivi, da creare appartenenza; un’operazione oggi fondamentale se si pensa che la nuova civiltà generalista non sedimenta particolarità trasmissibili (perché tutto passa), per cui si rischia di diventare tanti anonimi dérasiné.

Un bel libro, che con racconti contestualizzati nell’oggi e con illustrazioni ironiche a tutta pagina si veicolano credenze, fantasie, usanze da costituire una marchiatura culturale, senza la quale saremmo dei sugheri alla deriva.

 

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