Calabria e così sia di Maria Curatolo

di Cosimo Rodia

 

Nell’opuscolo di poesia numero 12, dell’Università della poesia “J. R. Jimenéz”, Maria Curatolo presenta “Calabria e così sia”, dieci testi incisivi che affrontano l’inumano nell’uomo, col fine di aprire una linea di credito alla Speranza.

Nella prima poesia: “Dov’è il peccato”, l’autrice, di fronte ad una umanità decaduta metaforicamente in “serpenti bisce cavallette e ragni”, chiede a Dio, ovvero, all’entità suprema che comanda le vite individuali, di poter tornare a camminare, di intessere relazioni umane, ridare senso alla vita e permettere all’umanità di ritrovarsi.

In “A Cutro”, Curatolo ripropone la tragedia del naufragio dei migranti, dove “la carne umana” galleggia sull’acqua e nelle cui immagini drammatiche s’insabbiano la grande tradizione magnogreca e la scienza di Pitagora; così, “i marinai sciolgono/i nodi in mezzo al petto” (del dolore), anziché sciogliere quelli delle loro reti: una evidente manifestazione di sconfitta dell’umanità.

E le cattiverie umane si manifestano pure nei danneggiamenti dolosi de “L’oro verde […]in fiamme” sull’Aspromonte.

“Sassi” è una lirica della speranza, il cui attacco recita: “Viviamola tutta questa vita/allineando pensieri e sassi” (i cui sassi sono metaforicamente le difficoltà) perché, dopo tutte le contrarietà, giunge inaspettatamente il momento della fiducia e “riposi su un letto inatteso”.

La “Luna blu” è un’immagine classica della luna, alla quale si ripongono sogni e desideri, aspettando il loro inverarsi al mattino (con “un caffè Amaro”; amaro per l’incertezza sempre in agguato?). L’inumano è riproposto in “A un passo da noi”, col riferimento alla guerra in Ucraina che “brucia anime”.

E come potrebbe giungere, allora, la salvezza? Con la poesia portatrice di bellezza.

L’incipit di “Voglio”: “Voglio toccare/piaghe vive negli altri”, manifesta un desiderio violento di rifondazione umana, partendo dal rapporto con gli altri e poggiato sull’amore. Quindi se la bellezza fonda la speranza, l’amore è la condizione della rinascita (E in questa rinascita l’autrice partorisce la sua metamorfosi in farfalla).

In “L’abisso” troviamo un precetto: ovverossia, per donarsi agli altri e rifondare l’umanità alla deriva, bisogna prima trovare se stessi. Conoscere se stessi è la condizione dell’Io di trovare “il Noi”.

Nell’ultima poesia, che dà il titolo al fascicolo: “Calabria e così sia”, vengono sciorinate le bellezze della splendida regione del Sud: dalla presenza magnogreca, al profumo del bergamotto, dagli agrumeti della sibarita, alle “selvagge spine di fichi d’india”, dagli uliveti, ai limoni dell’Alto Ionio. E con tali ‘attributi’ la Calabria “si erge Innocente”, rispetto a quel mondo violento e duro.

Un libretto che si legge in pullman, andando da una parte all’altra della città, come dice Daniele Giancane, ma che lascia nell’animo uno smarrimento, che potrebbe piantare nella coscienza individuale un “I care” e la convinzione che per un mondo più umano, serva l’impegno di tutti, iniziando dai piccoli gesti quotidiani.

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