Le degenerate di J. Albert Mann, uovonero, 2024

Redazione

 

Stati Uniti, anni ’20 del secolo scorso: la Scuola del Massachusetts per deboli di mente è un luogo da cui, una volta entrati, non si può più uscire. Le giornate sono scandite da orari e regole ferree: il fischio alle cinque e trenta del mattino nel dormitorio, le sedute periodiche ai gabinetti, le camminate in tondo sulle piste dell’istituto, i pasti, le attività pratiche di Educazione alla Manualità, le punizioni per chi non rispetta le regole.

È il destino che accomuna Rose, Maxine e Alice, tre ragazze definite “idiote”, “imbecilli” o “ritardate”.  Rose ha la sindrome di Down e deve fare i conti con operatori crudeli e compagne prepotenti. Maxine, sua sorella maggiore, cerca in tutti i modi di proteggerla. Alice è stata abbandonata lì dal fratello per via del suo piede equino ed è innamorata di Maxine, ma l’omosessualità viene considerata una malattia, quindi è costretta a nascondere i suoi sentimenti. Eppure, in quel luogo dove non è consentito esprimere emozioni, dove ognuna nasconde ciò a cui tiene di più, le tre ragazze sono amiche e complici, sostegno e ragione di vita l’una per l’altra.

L’arrivo di London, coraggiosa e ribelle, cambierà le loro vite e rafforzerà il legame che le unisce.  London è incinta, non è sposata ed è ritenuta debole di mente e moralmente instabile. Non ha però alcuna intenzione di accettare passivamente il giudizio di una società ingiusta ed è determinata a correre ogni rischio pur di fuggire. Proprio come Edmond Dantès, il protagonista de Il conte di Montecristo, il romanzo di Alexander Dumas che London legge e rilegge, affascinata dalle sue avventure. Riuscirà a instillare nelle compagne un germe di libertà?

 

 

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