L’isola di Gary – Alberi dentro di noi

di Maria Pia Latorre

 

“Se guardo indietro sono pieno di gratitudine, se guardo avanti sono pieno di visioni, se guardo in alto sono pieno di forza, se guardo dentro sono pieno di pace”.

È con la saggezza dei Nativi d’America che si apre questo nuovo viaggio del gruppo poetico de L’isola di Gary, con la fiducia che essa susciti in tutti noi, lungo queste quattro direttrici, il senso di gratitudine per il dono dell’amicizia, il senso della progettualità nell’impegno, l’energia per riuscire ad essere dove ci chiamano e la pace per accogliere in noi il richiamo più profondo di madre natura.  E in questa le piante, che condividono con noi vita e respiro, occupano il ruolo più essenziale.

Esse hanno braccia per abbracciarci e per assomigliarci, piedi ben piantati per donarci il senso della stabilità; hanno pazienza le piante, come ne ha ogni genitore che attende in silenzio il proprio figlio. Sono amiche dei poeti e sanno parlare alle loro anime. Le piante ci donano tutto ciò che sono.

Nel 1960 il filosofo norvegese Arne Naess, studiando i principi biologici dell’ecologia, dà avvio al movimento dell’ecologia profonda, con l’intento di cambiare la prospettiva antropocentrica nei confronti della natura. Per Naess l’uomo non è all’apice della gerarchia dei viventi, come aveva dichiarato l’evoluzionismo, ma è una parte del “tutto”. In tal modo Naess rovescia una prospettiva distorta (quella antropocentrica), suggerendo, di fatto, di riallacciare il dialogo con la natura troncato da lungo tempo. Con l’enciclica Laudato sii, la più precisa e poetica delle  encicliche a tema ambientale, anche la chiesa cattolica prende implicitamente posizione a favore dell’ecologia profonda.

Il filosofo francese Félix Guattari, nel 1989, sviluppa nell’opera Le tre ecologie la nozione di ecosofia, individuando tre distinti campi dell’ecologia; un’ecologia ambientale, in rapporto alla natura propriamente detta, un’ecologia sociale, in rapporto alle realtà economiche e dei gruppi sociali, ed una terza ecologia in rapporto alla psiche, che potremmo considerare una sorta di ecologia mentale.

A ben pensarci è proprio su quest’ultima che la poesia ha più spazio di azione ed è qui che insistono le parole degli attenti poeti di questa raccolta, verso un’apertura integrale all’ecosofia, al netto degli impasse individuali e collettivi che non possono essere  negati.

Secondo il filosofo Raimon Panikkar l’ecosofia è saggezza umana alla ricerca di un equilibrio tra materia e spirito. Dunque il panteismo o sue forme similari sono presenti come principio in molte religioni. Un lungo cammino che si traduce in scelte di vita quotidiana e nell’attenzione e cura a inquinare il meno possibile. Per Panikkar fondamentale è la parola, il linguaggio, che diventano simboli ed espressioni delle realtà vissute. Bisogna cercare di creare ponti d’incontro tra le parole, che si traducono poi in ponti d’incontro tra le persone e i popoli. Ed è proprio questo che ci sforziamo di fare noi dell’Isola di Gary.

Ognuno vede nel mondo ciò che porta nel cuore” ha affermato Goethe, noi vediamo il mondo poeticamente e vi leggiamo i semi della bellezza anche dove la spazzatura pasce nella vegetazione, dove le polveri del piombo e degli altri metalli pesanti uccidono il fiato e appannano la brillantezza dei colori, dove l’amianto si diffonde come incenso benedicente. “La poesia è la prova della vita. Se la tua vita arde, la poesia è la cenere”, ha osservato acutamente Leonard Cohen.

Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi li sa ascoltare, conosce la verità. Essi non predicano dottrine e precetti, predicano, incuranti del singolo, la legge primigenia della vita”, scrive acutamente Hermann Hesse, ne Il canto degli alberi e più oltre: “così parla un albero: in me è celato un seme, una scintilla, un pensiero, io sono vita della vita eterna”. Il dono di ogni pianta è una presenza verde e silenziosa, rifugio e immagine di bellezza.

 

 

 

 

 

Lascia un commento