L’ordito del tempo – Trent’anni di poesia di Cosimo Rodia (1994-2024), Milella, 2025

di Giuseppe Zilli

 

Ho tra le mani un libro, un libro “pesante”, ha il peso di trent’anni, trent’anni di vita, trent’anni di esperienza, trent’anni di ansie, trent’anni dove la vita ha sviluppato il silenzio dell’ascolto, l’unire le parole e dare vita ad altre vite, che percorrono la vita di chi ha incontrato queste parole.

“L’ordito del tempo”, Edizioni Milella 2025 è questo il titolo dell’ultimo lavoro di Cosimo Rodia, un libro dove la vita e la scrittura passeggiano tra le strade di un Salento incorniciato da un mare, che ha visto nascere la Storia, la Storia di un popolo, la Storia delle persone che ancora oggi si “rifugiano” nel passato per scoprire il presente.

Non si scorge la linea che congiunge

cielo e mare; così sono in questo mare

e in questo cielo ignorando il dove

il quanto e il perché continua

la deriva fatta di fermate

segnate sul calendario

col sogno che forse è

più reale della realtà

e gli affanni solo dei respiri

profondi!

Daniele Giancane nella prefazione parla di Cosimo Rodia, mettendo in evidenza le sue varie nature, intellettuale, narratore, poeta; a me piace pensare un Cosimo Rodia uomo, un uomo che ha dedicato la sua vita, perché trent’anni sono una vita, alla ricerca di sè stesso e lo ha fatto utilizzando gli strumenti che aveva a disposizione, la scrittura.

Tesse il vento delle stagioni

il buon uomo,

Molti sono i rammendi

alla rete sfilacciata.

 

E già riprende la semina.

 

Dimentica mora la terra

delle ustioni si ridona vergine.

Ma è veramente pronta

per parti felici?

Fertilizza speranze il buon villano.

La sua, infatti, è una scrittura non sempre semplice, dove la lettura ha più livelli di comprensione, dove le parole s’intrecciano, dove “l’ordito” della tela non lascia spazio a fraintendimenti, ma mette in relazione gli eventi, traccia i segni di nuove geografie, mappe, dove il lettore può seguire sentieri, dove la bussola è sempre a nord, un nord di pensiero, un nord che si fa luce riflessa, un nord che si stratifica, dove Rodia come un archeologo scava fino a trovare il crogiolo dell’esistenza, un crogiolo dove la realtà diventa vita e trasforma tutto in una carezza. Una carezza dove il verso restituisce quei sogni che non sono altro che il risveglio da un letargo dove il sud è molto spesso relegato.

Leggero è il tempo dell’attesa

e l’aria la carezza

di acqua risorgente

di montagna

il tempo è una condizione

dell’anima

in cui si sciolgono i nodi

marinari che nascondono

segreti e promesse.

A questo punto uno si chiede se questo nuovo libro, che andrà ad arricchire le librerie, sarà soltanto un prodotto statico oppure come io penso e auspico sarà un nuovo strumento per leggere le trame di nuove mappe e riuscire a trovare i tesori, che sono dentro i fossati del nostro stare fermi, un libro che nel silenzio della nostra vita accarezza un rumore di fondo che ci farà da colonna sonora e forse ci risveglierà da quell’antico timore di sudditanza che il sud, il sud dell’Anima ha.

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