Chi detta legge nella scuola italiana?

di Enrico Campanelli

(Movimento La nostra Scuola)

 

Che la politica sulla scuola sia orientata da enti che poco o nulla hanno a che fare con la cultura e molto invece hanno a che fare con il mondo dell’economia, è cosa nota. A volte poi, per ovvi motivi, la vera natura di tali enti viene celata dietro nomi, strutture e ‘mission’ più presentabili e più affini al mondo della scuola. Non c’è nulla di segreto in tale operazione di ‘maquillage’ poiché tutte (si spera) le informazioni a tal riguardo sono pubbliche e di facile reperimento, purché le si cerchi. Può però essere utile, ogni tanto, rimettere in chiaro come stanno le cose.

È importante ricordare, ad esempio, che i documenti dell’Unione Europea del 2006 [1] e del 2008 [2] che introducono le competenze chiave per l’apprendimento permanente e la suddivisione del sapere in conoscenze, abilità e competenze (documenti che incidono pesantemente sulla didattica nelle aule) ricalcano in realtà le indicazioni contenute in un rapporto [3] dell’ European Round Table of Industrialists (ERT) che risale addirittura al 1989 e che ha influenzato tutti i futuri “Libri bianchi” dell’Unione Europea relativi allo sviluppo economico e ai sistemi di istruzione e formazione [4][5]. L’ERT non è propriamente un’istituzione educativa o culturale, ma è composto dai rappresentanti di importanti imprese multinazionali europee.

Ricordiamo anche che le competenze non cognitive, in corso di introduzione in via sperimentale nelle scuole, sono state individuate in un rapporto del 2015 del World Economic Forum [6], che è una fondazione che si autodichiara “impegnata a migliorare la condizione del mondo e si sforza di essere imparziale e priva di vincoli di natura politica, ideologica o nazionale”. Tuttavia essa è finanziata dalle circa mille imprese ad esso associate, in genere multinazionali con fatturato superiore ai 5 miliardi di euro.

È anche interessante osservare che il seminario dell’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà (presieduto dall’on. Lupi), promotore del ddl sulle competenze non cognitive, aveva tra gli oratori non politici Ludovico Albert, presidente della Fondazione per la Scuola. Malgrado il nome rassicurante, tale fondazione è un Ente strumentale della Compagnia di San Paolo, che a sua volta è un membro dell’ACRI (Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio) che rappresenta collettivamente le Fondazioni di origine bancaria e le Casse di Risparmio. Dunque, non stiamo parlando propriamente di un caffé letterario o di una società scientifica, ma di un’emanazione di un istituto bancario. Le finalità istituzionali delle fondazioni bancarie saranno anche nobili e diverse da quelle delle banche che le finanziano, tuttavia la fonte dei finanziamenti non è di secondaria importanza per valutare le finalità di un ente. Va sottolineato, inoltre, che il ruolo della Fondazione per la Scuola non è certo marginale nella politica italiana sulla scuola. Tra le attività dell’ente, infatti c’è “il miglioramento dei processi interni alla scuola mediante la realizzazione della scuola digitale, la revisione dei processi gestionali e l’innovazione dei modelli didattici”, oltre alla “definizione delle politiche in ambito scolastico operando in sinergia con attori istituzionali e del privato sociale” ed alla collaborazione con l’INDIRE e l’INVALSI.

Ospite del seminario, era anche Andrea Toselli, presidente di Pwc Italia, ente che “offre servizi di revisione, di consulenza strategica, legale e fiscale alle imprese”.

Altra figura di spicco presente al seminario era Giorgio Vittadini, economista e professore di Statistica, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e curatore del libro dal titolo “Formazione e valutazione del capitale umano”. Il libro contiene la traduzione di alcuni lavori del premio Nobel per l’Economia James Heckman, che sono stati posti a ‘fondamento scientifico’ dell’introduzione delle competenze non cognitive nelle scuole italiane. Il libro è edito da Il Mulino ma riporta in copertina il logo della Fondazione per la Scuola (sì, ancora lei) che ne ha evidentemente supportato la pubblicazione.

Un’ultima riflessione su un altro ‘angelo custode’ della scuola italiana, che è la “Associazione TreeLLLe – per una società dell’apprendimento permanente (Life Long Learning)”, che elabora studi e ricerche per orientare la politica scolastica. Essa si professa “rigidamente apartitica e agovernativa” (ma alla fine, se fosse partitica e governativa, sarebbe il male minore…) tuttavia sul suo sito si legge che “dalla sua costituzione ad oggi, l’attività di TreeLLLe è stata principalmente sostenuta dalla Compagnia di San Paolo di Torino e dalla sua Fondazione per la Scuola” (sì, ancora lei). E ancora: “Attualmente TreeLLLe è sostenuta anche dalla Fondazione Cariplo di Milano e dall’Unicredit. Specifici progetti sono stati sostenuti nel tempo dalle Fondazioni Pietro Manodori di Reggio Emilia, Cassa di Risparmio in Bologna, Monte dei Paschi di Siena, Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, Fondazione Roma (e Fondazione Roma Terzo Settore), Fondazione Rocca e Fondazione Bracco.” Come dire: un vero simposio di fini intellettuali.

Per concludere, nessuno vuole demonizzare il mondo del lavoro e dell’economia, che sono parti importanti della società umana. Tuttavia qui siamo di fronte non ad un marginale e controllato affiancamento dell’economia al mondo della scuola, ma ad un vero e proprio assedio, un sequestro direi. A tutti i livelli, dalla scuola primaria all’università, ed in tutti gli ambiti, dalla formazione dei docenti ai contenuti ed alle metodologie della didattica. Sarà forse ora di tornare a parlare di cultura?

 

[1] Raccomandazione UE del 18 dicembre 2006.

[2] Raccomandazione UE del 23 aprile 2008.

[3] “Education and European Competence. ERT Study on Education and Training in Europe” (Febbraio 1989), European Round Table of Industrialists, Brussels (Belgium).

[4] Libro bianco UE 1993, “Crescita, competitività e occupazione”.

[5] Libro bianco UE 1995, “Insegnare e apprendere, verso la società conoscitiva”.

[6] “New Vision for Education. Unlocking the Potential of Technology”, 2015, World Economic Forum.

 

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